Donne e mercato del lavoro – Analisi statistica e possibili interventi

Last Updated on Maggio 13, 2022

L’Italia è in coda nella classifica europea dell’occupazione femminile. Si tratta di una diseguaglianza che costituisce anche un freno alla crescita in quanto le famiglie mono-reddito spendono meno, investono meno e chiedono meno servizi.

Secondo i dati Eurostat 2020

  • è più alta la percentuale di donne disoccupate rispetto agli uomini;
  • più sono i figli, maggiore è il divario nei tassi di occupazione femminile e maschile;
  • quasi un terzo delle donne occupate lavora part-time.

Questi dati vanno interpretati e giustificati alla luce della circostanza che nella maggior parte dei casi sono le donne ad accollarsi il peso delle responsabilità di assistenza familiare e sono, pertanto, portate o a rinunciare all’occupazione, data l’impossibilità/difficoltà di conciliare i tempi di vita con i tempi di lavoro, o a ridurre il proprio orario.

Esistono diverse misure idonee a migliorare l’equilibrio fra vita professionale e vita privata e a riequilibrare la condivisione delle responsabilità di assistenza, che andrebbero potenziate con interventi ad hoc (quelli attualmente previsti sembrano avere “il freno a mano tirato”).

Un ricorso equilibrato al diritto al congedo tra donne e uomini dopo la nascita di un figlio, ad esempio, producendo effetti positivi in termini di distribuzione delle responsabilità domestiche e di assistenza, consentirebbe un rientro più celere delle donne nel mercato del lavoro e disincentiverebbe l’abbandono del medesimo da parte delle neo-mamme. 

La legge di bilancio 2022 ha reso strutturali il congedo di paternità sia obbligatorio che facoltativo, confermandone la durata prevista già per il 2021 pari, rispettivamente, a 10 giorni e ad un giorno. Si tratta sicuramente di un passo avanti che, però, sembra poco incisivo e non sufficiente a garantire un’equa ripartizione delle responsabilità domestiche e di assistenza.

L’erogazione di contributi per coprire l’importo delle rette per gli asili nido, micro nido, scuola dell’infanzia nonché servizi di supporto a domicilio per le famiglie con figli che hanno meno di 6 anni sarebbero davvero utili in tal senso. Tali interventi sono previsti proprio dal Family Act, il disegno di legge dedicato ai nuclei familiari con figli –  proposto dal Ministro per le pari opportunità e la famiglia e il Ministro del lavoro e delle politiche sociali – che prevede “Deleghe al Governo per il sostegno e la valorizzazione della famiglia” (approvato dalla Camera il 18 novembre 2021 e trasmesso al Senato).

Attualmente è previsto il bonus asili nido, un contributo di massimo 3000 euro annui per il pagamento di rette per la frequenza di asili nido pubblici e privati autorizzati e di forme di assistenza domiciliare.

Se è vero che molte misure possono arrivare da una politica orientata maggiormente al sostegno della famiglia, è altrettanto vero che, in un momento di estremo cambiamento del mondo del lavoro determinato dalla pandemia di Coronavirus che ha innescato l’accelerazione dei percorsi di innovazione, le aziende possono giocare un ruolo fondamentale: uno strumento per promuovere pari opportunità tra donne e uomini nel mercato del lavoro è sicuramente l’adozione più diffusa dello smart working. La legge n. 81/2017 la definisce, infatti, una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzata dall’assenza di vincoli orari o spaziali e da un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività.

Come evidenziato dal Protocollo nazionale sul lavoro in modalità agile del 7 dicembre 2021, “le Parti sociali promuovono lo svolgimento del lavoro in modalità agile, garantendo la parità tra i generi, anche nella logica di favorire l’effettiva condivisione delle responsabilità genitoriali e accrescere in termini più generali la conciliazione tra i tempi di vita e i tempi di lavoro”.

Di: Avv. Wanda Falco

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