Studi statistici ed economici dimostrano che le aziende che hanno maggiore successo sono quelle che puntano sull’inclusività. Un ambiente di lavoro inclusivo favorisce l’incremento della creatività, dell’innovazione e della produttività e il miglioramento della reputazione e dell’immagine aziendale, fattori che implicano anche una maggiore attrattività per gli investitori.
L’inclusione e il potenziamento delle diversità passano anche e soprattutto per la lotta alle discriminazioni di genere in ambito lavorativo.
La parità di genere e la lotta alla disparità salariale tra donne e uomini sono tra gli obiettivi dell’Agenda 2030 ONU per lo Sviluppo Sostenibile nonché alcuni dei pilastri nei progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
In linea con quanto sopra, l’Italia ha elaborato a luglio 2021 la “Strategia Nazionale per la Parità di genere 2021-2025” che tra i propri strumenti annovera la certificazione della parità di genere.
La certificazione della parità di genere
La certificazione della parità di genere è stata introdotta dalla L. 162/2021 (legge sulla parità salariale) ed è prevista anche dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Secondo il PNRR, infatti, la creazione di un sistema di certificazione della parità di genere garantirà:
- diminuzione del gender-pay gap;
- migliori condizioni lavorative per le donne, anche in relazione alla protezione della maternità;
- aumento dell’occupazione femminile;
- maggiore inclusione.
Cos’è la certificazione della parità di genere?
Il c.d. bollino rosa attesta le politiche e le misure concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere in relazione alle opportunità di crescita in azienda, alla parità salariale e alla tutela della maternità.
Le aziende virtuose che ottengono il c.d. bollino rosa possono godere di una serie di benefici quali:
- un esonero dal versamento dei contributi previdenziali calcolato sulla contribuzione previdenziale complessivamente dovuta dal datore di lavoro, in misura non superiore all’1% e nel limite massimo di 50.000 euro annui; lo scorso 15 febbraio è scaduto il termine per presentare le domande di ammissione all’esonero contributivo previsto per le imprese che abbiano conseguito la certificazione della parità di genere entro il 31 dicembre 2022.
- un punteggio premiale per la valutazione, da parte di autorità titolari di fondi europei nazionali e regionali, di proposte progettuali ai fini della concessione di aiuti di Stato;
- un punteggio premiale per la valutazione, da parte delle amministrazioni aggiudicatrici, delle offerte presentate a seguito della pubblicazione di bandi di gara, avvisi o inviti relativi a procedure per l’acquisizione di servizi, forniture, lavori e opere.
A completare le previsioni in materia di certificazione della parità di genere per le aziende è intervenuta la UNI/PdR 125:2022 di marzo 2022, ovvero la prassi di riferimento contenente le linee guida per l’attuazione delle politiche di parità di genere nelle aziende.
Essa fissa i parametri di riferimento ai quali adeguarsi per conseguire la certificazione individuando 6 aree di indicatori che possono contraddistinguere un’organizzazione inclusiva e rispettosa della parità di genere:
- cultura e strategia;
- governance;
- processi HR;
- opportunità di crescita ed inclusione delle donne in azienda;
- equità remunerativa per genere;
- tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro.
Per ogni area sono stati identificati degli indicatori di performance (c.d. KPI – Key Performance Indicator) e a ciascuno di essi è associato un punteggio: l’accesso alla certificazione da parte della società è consentito con il raggiungimento di un punteggio del 60%. Ogni due anni tale certificazione viene rivalutata e rinnovata se sui gap rilevati sono stati messi in atto piani di mitigazione e miglioramento.
I parametri sopra indicati sono stati poi confermati dal Dpcm del 29 aprile 2022.
A chi rivolgersi per adempiere gli obblighi di legge?
Per valutare lo stato dell’organizzazione interna dei nostri clienti e gli interventi che occorre adottare per ottenere la certificazione, il nostro studio è a disposizione di tutti i clienti per condurre un’analisi preliminare e redigere le procedure necessarie o modificare quelle esistenti. Una volta completata tale attività preliminare, le società potranno rivolgersi ad organismi accreditati da Accredia (l’Ente Nazionale di Accreditamento) e devono verificare che il c.d. bollino rosa da questi enti rilasciati rechi:
- il marchio UNI, comprovante il rispetto dei valori della cd. normazione tecnica quali coerenza, trasparenza, apertura, consensualità, volontarietà, indipendenza ed efficienza;
- il logo Accredia, unico ente designato dal Governo per accreditare gli organismi che intendano attestare la competenza e la professionalità delle loro attività;
- il nome dell’organismo accreditato per certificare secondo la prassi di riferimento UNI/PdR 125:2022.
Bisogna, dunque, fare attenzione agli organismi non in regola che sono comparsi sul mercato i quali, rilasciando certificati non conformi alla normativa, non consentono ai datori di accedere ai benefici previsti dalla legge sulla parità salariale, come evidenziato da UNI e Accredia in una nota congiunta dell’11 ottobre 2022.
Per maggiori informazioni: comunicazione@toffolettodeluca.it