Last Updated on Giugno 10, 2022
All’esito del dibattito europeo sul salario minimo – sviluppatosi già da alcuni anni e acceleratosi con la crisi economica causata dalla pandemia – è stato raggiunto l’accordo tra Consiglio dell’UE e Parlamento europeo sulla proposta di Direttiva presentata il 28 ottobre 2020.
Obiettivo dell’Unione Europea non è uniformare i sistemi nazionali mediante l’introduzione di un salario minimo unico per tutti gli Stati ma, piuttosto, individuare le linee guida per definire retribuzioni adeguate ed eque, contribuendo a una convergenza verso l’alto delle stesse e ferme restando la specificità e l’autonomia di ciascuno Stato membro.
La proposta normativa individua – proprio nel rispetto delle peculiarità di ogni ordinamento interno – i seguenti ambiti di intervento:
- negli Stati ove siano già previsti salari minimi legali (ovvero individuati dalla legge o da altre disposizioni giuridiche vincolanti) definire, anche con il coinvolgimento delle parti sociali, criteri chiari per determinarli e aggiornarli (tra cui il potere d’acquisto, il costo della vita, il livello e il tasso di crescita dei salari e la produttività);
- negli Stati in cui la percentuale di lavoratori a cui si applichi un contratto collettivo sia inferiore a una determinata soglia (pari all’80% sulla base delle ultime indiscrezioni) intraprendere iniziative di promozione della contrattazione;
- in ogni caso adottare strumenti di raccolta e di comunicazione dei dati salariali al fine di monitorare la copertura e l’adeguatezza della tutela garantita dal trattamento minimo sia di fonte legale che contrattuale;
- garantire l’accesso da parte dei lavoratori a un sistema di definizione delle controversie efficace e imparziale nonché prevedere un apparato sanzionatorio dissuasivo delle violazioni in materia.
Il provvedimento è ancora work in progress: quali saranno i prossimi step?
La bozza della Direttiva deve ancora attendere il placet del Parlamento e la ratifica del Consiglio europeo e, da quel momento, agli Stati membri saranno concessi 2 anni per il suo recepimento attraverso l’adozione di atti normativi nazionali.
Sul fronte italiano non esiste una regolamentazione legale sul salario minimo considerato che, da anni, la questione divide le forze politiche promotrici di diversi disegni di legge ancora in fase di discussione. Il dibattito è, dunque, ancora aperto e le opinioni di politici, giuristi ed economisti, non solo sulla sua introduzione, ma anche sulle modalità di eventuale attuazione della misura, sono diverse e spesso tra loro discordanti. Non resta che attendere gli sviluppi normativi sia nazionali che europei.
Di: Avv. Alessia De Concilio e Avv. Stefania Vitiello
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