Brexit – cosa è probabile che succeda

Last Updated on Aprile 28, 2017

Il 29 marzo 2017 il Regno Unito si è avvalso delle facoltà previste dall’articolo 50, dando due anni di preavviso per uscire dall’UE. Adesso inizieranno le trattative sulle condizioni dell’uscita. L’UE ha chiarito che, solo una volta che ci sarà stato un progresso sufficiente su tali trattative, sarà pronta ad avviare negoziati su un rapporto continuativo del Regno Unito con l’UE. Sembra molto probabile che le trattative comprenderanno anche la questione relativa ai cittadini dell’UE attualmente residenti nel Regno Unito ed ai cittadini britannici attualmente residenti nell’UE per mantenere il diritto di vivere e lavorare nei rispettivi luoghi.

Si riuscirà a raggiungere un accordo nei prossimi due anni?

Quasi tutti i commentatori concordano che l’arco temporale di due anni non sarà sufficiente a prevedere le condizioni di un trattato commerciale e che, nelle migliori delle ipotesi, verrà raggiunto un accordo quadro applicando disposizioni transitorie finché non sarà raggiunto un accordo definitivo.

Allo stato attuale, ci sono le stesse probabilità che:

  1. I negoziati falliscano o, come si dice ora, il Regno Unito “cada da una scogliera”, ed entrambe le parti debbano applicare le norme commerciali WTO che metteranno le società che operano tra il Regno Unito e gli altri Stati dell’UE in una posizione incerta e pericolosa, con l’applicazione improvvisa di tariffe e barriere commerciali. La maggior parte dei commentatori concorda che ciò sarà dannoso per gli Stati dell’UE ed addirittura sarà peggiore per l’economia britannica. C’è una seria possibilità che questo accada. 
  2. Venga raggiunto entro due anni un accordo quadro che comporterà un commercio sostanzialmente libero da tariffe e barriere; le prosecuzione del versamento di contributi al budget dell’UE da parte del Regno Unito; un foro concordato per la risoluzione di controversie (che, nel lungo termine non sia la Corte di Giustizia); l’applicazione continua di criteri dell’UE riguardo l’occupazione, l’ambiente, ecc.; e alcune restrizioni sulla libera circolazione di persone dall’UE al Regno Unito (e presumibilmente, viceversa).

Il timore nel Regno Unito rispetto alla seconda opzione è che questa sarà accanitamente contrastata dall’ala del partito Conservatore dichiaratamente a favore della Brexit e dalla potente stampa scandalistica pro-Brexit, che interpreteranno qualsiasi compromesso come un tirarsi indietro dal voto sul referendum.

L’impatto sul diritto del lavoro

L’impatto sul diritto del lavoro sarà probabilmente contenuto. Il governo del Regno Unito ha pubblicato la “Grande Legge sull’abrogazione” (“Great Repeal Bill”) che, nonostante il nome, entrerà in vigore quando il Regno Unito uscirà dall’UE e legifererà per mantenere in vigore tutta la normativa UE, a meno che, o fintantoché, non venga specificamente modificata. Racchiuderà nella normativa britannica anche tutta la giurisprudenza della Corte di Giustizia fino (ma non oltre) alla data della Brexit.  

Theresa May e il suo governo hanno anche dichiarato più volte il loro impegno al mantenimento dopo la Brexit dei diritti dell’UE a tutela del lavoro.

In ogni caso, è probabile che, nel tempo, alcuni aspetti dettagliati impopolari di diritto del lavoro derivante dall’UE cambieranno, ad es.:

  • alcune particolarità relative al trasferimento di azienda tra cui la difficoltà nel Regno Unito nell’armonizzare le condizioni di lavoro a seguito della cessione;
  • alcuni aspetti relativi alla regolamentazione dell’orario di lavoro, con particolare riguardo ai diritti riguardanti le ferie, ad es. come deve essere calcolata la retribuzione da corrispondere ai lavoratori durante le ferie;
  • rendere più facile favorire i gruppi svantaggiati senza violare le leggi sulla parità (c.d.  “discriminazione positiva”, che è proibita dalla normativa dell’UE);
  • prevedere un limite massimo sul risarcimento per discriminazione.

Un impatto immediato si avrà per le società che hanno avuto finora la sede del proprio Comitato Aziendale Europeo nel Regno Unito. La sede dovrà spostarsi in un altro Paese dell’UE e molte società stanno già cercando di trasferirla prevalentemente in Irlanda.

Immigrazione

Probabilmente il cambiamento più importante riguarderà le questioni dell’immigrazione poiché non sarà possibile, in termini politici, raggiungere un accordo definitivo che preveda la libera circolazione dei cittadini dell’UE nel Regno Unito senza restrizioni.

Questo significa che le società con sede nel Regno Unito che volessero assumere cittadini dell’UE e le multinazionali che volessero trasferire i propri dipendenti nel Regno Unito dovranno richiedere un’autorizzazione. Ciò significherà probabilmente anche che le società dell’UE che volessero assumere o trasferire cittadini del Regno Unito dovranno richiedere parimenti un’autorizzazione. Ci sono molti modi diversi per raggiungere questi obbiettivi ma non è del tutto chiaro allo stato come il Governo del Regno Unito vorrà procedere.

Se si raggiungesse un accordo quadro per un periodo transitorio, Theresa May ha rilevato che potrebbe essere necessario garantire i diritti alla libera circolazione fino a quando non sarà raggiunta un’intesa definitiva. 

James Davies, Partner  Lewis Silkin LLP

aprile 2017

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