Parità di genere. Il bonus contributivo per le imprese virtuose.

La certificazione della parità di genere, introdotta in Italia nel 2021, viene definita dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza come uno strumento per promuovere la diminuzione del gender-pay gap, migliori condizioni lavorative per le donne e conseguentemente l’aumento dell’occupazione femminile.

Cos’è la certificazione della parità di genere?

Nota anche come «bollino rosa», è un documento che attesta le politiche e le misure concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere in relazione alle opportunità di crescita, alla parità salariale e alla tutela della maternità.

Le imprese virtuose che ottengono la suddetta certificazione possono godere di una serie di benefici tra cui un esonero dal versamento dei contributi previdenziali che esamineremo a breve.

Per maggiori dettagli sulla certificazione della parità di genere si veda il nostro approfondimento “Certificazione della parità di genere: facciamo il punto”.

Esonero contributivo: condizioni

Per il 2022 è stato per la prima volta previsto un esonero contributivo in favore dei datori di lavoro in possesso della certificazione della parità di genere. Tale misura è stata successivamente prevista come strutturale, a decorrere dal 2023, dalla Legge di bilancio n. 234/2021.

Si tratta di un esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali, esclusi premi e contributi dovuti all’Inail, dell’1% e nel limite massimo di 50.000 euro annui.

Considerato che l’agevolazione si sostanzia in un esonero pari al massimo all’1% della contribuzione datoriale complessivamente dovuta, è cumulabile con altri esoneri previsti dalla normativa vigente, a condizione che per questi ultimi non sia espressamente previsto un divieto di cumulo con altri regimi agevolativi.

Ai fini della legittima fruizione dello sgravio contributivo è necessario che il datore di lavoro abbia conseguito la certificazione della parità di genere, rilasciata in conformità alla Prassi di riferimento UNI/PdR 125:2022 dagli Organismi di valutazione accreditati in questo ambito.

Il diritto alla fruizione dell’esonero è, inoltre, subordinato alla regolarità degli obblighi di contribuzione previdenziale previsti dalla normativa in materia di Documento Unico di regolarità contributiva (Inps, circolare n. 137 del 27/12/2022).

L’istituto previdenziale ricorda anche che laddove il datore di lavoro beneficiario dell’esonero in oggetto occupi più di 50 dipendenti, la spettanza dell’agevolazione è subordinata all’assenza di provvedimenti di sospensione da parte dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) e presuppone la corretta presentazione del rapporto biennale sulla situazione del personale.

Infatti, le imprese pubbliche e private che occupano oltre 50 dipendenti sono tenute ogni 2 anni a redigere un rapporto sulla situazione del personale maschile e femminile la cui veridicità e completezza è verificata dall’INL che può comminare sanzioni in caso di inottemperanza e disporre la sospensione per 1 anno dei benefici contributivi eventualmente goduti dal datore di lavoro qualora l’inottemperanza si protragga per oltre 12 mesi (art. 46 comma 4 D.lgs. 198/2006).

Scadenza domande 2024

L’Inps con messaggio n. 4614 del 21/12/2023 ha precisato che i datori di lavoro – che siano in possesso della certificazione della parità di genere e l’abbiano conseguita entro il 31 dicembre 2023potranno presentare domanda per l’esonero contributivo fino al 30 aprile 2024.

Resta fermo che, ai fini dell’ammissibilità all’esonero, farà fede la data di rilascio della certificazione che non potrà in nessun caso essere successiva al 31 dicembre 2023.

Come inviare la domanda? Sul sito internet www.inps.it, nella sezione denominata “Portale delle Agevolazioni”, è stato rilasciato il modulo di istanza on line SGRAVIO PAR_GEN_2023”.

La domanda telematica di autorizzazione all’esonero deve contenere le seguenti informazioni:

  • i dati identificativi dell’impresa;
  • la retribuzione media mensile globale stimata;
  • l’aliquota datoriale media per la contribuzione;
  • la forza aziendale media stimata; 
  • il periodo di validità della certificazione di parità di genere;
  • la dichiarazione sostitutiva relativa al possesso della certificazione di parità di genere.

Con riferimento, invece, alle domande presentate l’anno scorso (entro il 30 aprile 2023), l’Inps ha chiarito che:

  • i datori di lavoro privati che hanno già presentato la domanda di esonero e che siano in possesso della certificazione della parità di genere non devono ripresentare domanda, in quanto a seguito dell’accoglimento della stessa l’esonero contributivo è automaticamente riconosciuto per i 36 mesi di validità della certificazione;
  • i datori di lavoro privati che hanno presentato domanda indicando erroneamente un periodo di validità della certificazione inferiore a 36 mesi, potranno beneficiare dell’esonero per l’intero periodo legale di validità della certificazione stessa in quanto l’Inps procederà d’ufficio alla sanatoria delle relative domande e al riconoscimento dell’esonero per l’intero periodo spettante.
Conclusioni

L’introduzione nel nostro ordinamento della certificazione della parità di genere e dei relativi benefici, come lo sgravio contributivo sopra esaminato, ha lo scopo di incentivare le imprese ad adottare policy adeguate a ridurre il divario di genere e generare pari opportunità all’interno del mercato del lavoro.

Toffoetto De Luca Tamajo è a Vostra disposizione per assistervi nell’invio delle domande di esonero contributivo e per supportarvi nell’adempimento degli obblighi di legge in materia di parità di genere.

Per maggiori informazioni: comunicazione@toffolettodeluca.it
Rapporto biennale sulla situazione del personale maschile e femminile Parità di genere: attenzione alle scadenze per il rapporto biennale e l’esonero contributivo Aprile 12, 2024 - Il termine per la trasmissione del Rapporto biennale 2022-2023 sulla situazione del personale maschile e femminile è differito dal 30 aprile al 15 luglio 2024. Si ricorda che, ai sensi dell’art. 46 del D.Lgs. n. 198/2006, le imprese che occupano più di 50 dipendenti devono elaborare un rapporto sulla situazione del personale maschile e femminile e inviarlo, con cadenza biennale, al Ministero del lavoro, alle rsa, al Consigliere regionale di parità e al Dipartimento delle pari opportunità della Presidenza del CdM.
digital nomad Immigrazione: operative le regole per l’ingresso e il soggiorno dei nomadi digitali e dei lavoratori da remoto Aprile 8, 2024 - Il 4 aprile 2024 è stato pubblicato il Decreto ministeriale del 29 febbraio 2024 ed è ora operativa la previsione che permette l’ingresso in Italia ai cittadini stranieri che svolgano, in via autonoma o per un’impresa anche non stabilita nel nostro Paese, un’attività lavorativa altamente qualificata mediante strumenti tecnologici che consentano di lavorare da remoto. Detti soggetti sono ammessi in Italia indipendentemente dalle quote stabilite nella programmazione dei flussi di ingresso per motivi di lavoro degli extracomunitari. Il Decreto si applica ai lavoratori autonomi (nomadi digitali), a quelli subordinati e ai collaboratori le cui modalità di esecuzione della prestazione sono organizzate dal committente anche con riferimento ai tempi e al luogo di lavoro (etero-organizzati).
Le novità dell’ultimo anno in materia di salute e sicurezza sul lavoro Le novità dell’ultimo anno in materia di salute e sicurezza sul lavoro Aprile 3, 2024 - La Giornata mondiale della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro del 28 aprile è un’importante occasione per fare il punto sul livello di garanzia realmente raggiunto e per riflettere sulla distanza che ci separa dall’obiettivo “zero morti sul lavoro” nell’Unione europea entro il 2030. Si tratta dell’ambizioso obiettivo fissato dalla Confederazione europea dei sindacati nel 2022. I dati allarmanti sulla sicurezza nei cantieri hanno spinto il Governo ad adottare un nuovo pacchetto di norme, inserito nel decreto legge n. 19/2024 - noto come decreto PNRR 4 - pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 2 marzo 2024. Non è questo l’unico intervento dell’ultimo anno in materia di salute e sicurezza: novità interessanti sono state introdotte anche dal Decreto Lavoro 2023 e dall’UE sono arrivate nuove regole sull’esposizione all’amianto.
In caso di dimissioni il datore di lavoro può rinunciare al preavviso senza corrispondere l’indennità sostitutiva In caso di dimissioni il datore di lavoro può rinunciare al preavviso senza corrispondere l’indennità sostitutiva Aprile 3, 2024 - L’istituto del preavviso è comune alla maggior parte dei contratti di durata a tempo indeterminato, come il contratto di agenzia e il contratto di lavoro subordinato, e la sua funzione consiste nell’attenuare le conseguenze pregiudizievoli della cessazione del contratto per la parte che subisce il recesso. Nel caso di rapporti di lavoro a tempo indeterminato la funzione del preavviso è quella di garantire alla parte che subisce il recesso di organizzarsi per trovare un sostituto (in caso di dimissioni) o per trovare un nuovo lavoro (in caso di licenziamento). Che succede se il lavoratore si dimette con preavviso e il datore di lavoro vi rinuncia? Sul punto si sta consolidando un interessante orientamento giurisprudenziale che correttamente dispone che in caso di dimissioni il datore che rinunci al preavviso non debba corrispondere all’ex dipendente l’indennità sostitutiva.